Trotti: Sono sicuro che le nostre aziende riusciranno a fare diventare questa crisi una opportunità


Parlare del coronavirus oggi è quasi una moda, avere statistiche sui numeri sembra quasi un atto dovuto. In questa intervista cercheremo invece di capire come potremo gestire gli effetti di questa epidemia sanitaria e cognitiva, come alcuni psicologi e psichiatri l’hanno definita. Ovviamente questa ottica sarà focalizzata sul tessuto produttivo e sulle aziende. Ne parliamo con David Trotti presidente regionale nel Lazio dell’associazione italiana per la direzione del personale.

Dottor Trotti ci può raccontare come state vivendo questa emergenza.
Vi è subito da precisare che questa emergenza sta interessando sia territorio che sistema a macchia di leopardo. Così le zone rosse non sono contigue e ad esempio il turismo è interessato (nelle conseguenze) non solo nelle zone rosse ma in tutta Italia (con il blocco
delle gite scolastiche). Il governo ha emanato diverse norme a sostegno delle imprese via
via nel corso delle settimane che ci stanno permettendo di avere strumenti gestionali ed
organizzativi per tamponare la situazione. Una specifica che ha prodotto effetti importanti
soprattutto per le grandi aziende è l’uso dello smartworking, il cosiddetto lavoro a casa, che
ha permesso di mantenere l’attività produttiva non stanziale (è impossibile lo smartworking
per un commesso di macelleria ad esempio) in linea con gli standard ordinari. L’intervento ha permesso di poter gestire questo istituto senza che ci fosse il contratto individuale e quindi l’accordo tra le parti. Per questo potremo avere anche ricadute positive (mi piace sempre pensare in positivo) per le medie e piccole aziende (quelle magari di questo territorio) che si sono dovute approcciare con una struttura organizzativa, appunto lo smartworking, che non gli appartiene culturalmente, ma che potrà essere
utile nella gestione ordinaria futura.

Abbiamo parlato degli aspetti organizzativi, sono gli unici?

Lei mi chiedeva nella domanda precedente di raccontare come stiamo vivendo questa emergenza. Oltre agli aggiustamenti organizzativi, di cui lo smartworking è l’elemento più qualificante, che permettono di produrre (in relazione purtroppo ai fatturati che stanno scendendo) in maniera non ordinaria stiamo cercando di rassicurare chi lavora con noi. Sicuramente, e questo vale per le grandi e le piccole, attraverso una informazione costante che vuol trasmettere le reali dimensioni del problema, dando ampio, anche e soprattutto, risalto alle prescrizioni dell’Istituto Superiore della Sanità e mettendo in campo tutte quelle misure di prevenzione possibili (come lavarsi le mani od usare disinfettanti).

E per il futuro come pensate di gestire ciò che verrà?

Rappresento le direzioni del personale e coloro che sono a supporto della gestione delle risorse umane, e per noi gestire i problemi e le ricadute è un “modus vivendi”. Speriamo che il governo e lo stato continuino ad aiutarci, con ulteriori incentivi, con una cassa integrazione ordinaria ed in deroga più snella, incisiva e semplice. Sarebbe auspicabile nel momento in cui scrivo che ad esempio la quarantena certificata avesse lo stesso regime della malattia. Il nostro compito sarà quello, anche in accordo con i sindacati, di permettere una gestione della flessibilità che tenga conto di ciò che finita l’emergenza ci troveremo di fronte e mi auguro che ci sia una forte ripresa in termine di richieste produttive e di servizio.

Può entrare più nel dettaglio?

Attraverso gli strumenti di flessibilità della contrattazione collettiva, soprattutto nella gestione dell’orario di lavoro. Uno per tutti ad esempio attraverso l’uso dei periodi multi periodali, lavorando meno in questo momento e compensando il minor lavoro in un periodo successivo. Ragionare anche in termini di uso dei permessi a vario titolo presenti nei CCNL. Il problema della gestione sarà legato soprattutto ai minori introiti che le nostre aziende accumuleranno, e qui mi aspetto misure ad Hoc del governo. Faccio l’esempio delle piccole aziende del turismo, abbiamo ipotizzato ad esempio per le agenzie di viaggio di fiscalizzare i contributi a carico dei soci per 2020 e 2021. Credo siamo al termine e allora mi permetta di chiudere con una speranza che si fonda sulla nostra storia, sono sicuro che le nostre aziende riusciranno a fare diventare questa crisi una opportunità.

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